Il Relitto della piattaforma PAGURO

 

Correva l’anno 1965 quando fu posizionata nell’alto adriatico, a circa 11 miglia dal porto di Ravenna, la piattaforma Paguro sul pozzo denominato PC7 (Porto Corsini 7).

Il 28 settembre 1965 la perforazione venne fermata, avendo raggiunto il suo obiettivo: un giacimento di metano posto a circa 2,9 km sotto il livello del mare, intaccando tuttavia anche un secondo giacimento, posto sotto al primo e non previsto, contenente gas ad alta pressione.

Durante le operazioni di registrazione dei fondali, l’equilibrio controbilanciava le pressioni dei fluidi nelle rocce, divenne instabile, provocando una fuoriuscita di gas che causò l’incendio della piattaforma. Dopo i tentativi iniziali di fermare l’eruzione e l’incendio, la piattaforma venne abbandonata la sera del 28 settembre.

Purtroppo nel disastro morirono annegati tre tecnici dell’Agip: Pietro Peri, Arturo Biagini e Bernardo Gervasoni.

 La piattaforma affondò l’indomani e l’’esplosione creò un cratere centrale profondo 33 metri.

La fuoriuscita di gas sul fondo marino generò una colonna di gas misto a pulviscolo d’acqua che raggiunse l’altezza di 30 metri sulla superficie del mare. Servirono tre mesi per domare l’eruzione,grazie alla perforazione di un pozzo che, raggiungendo lateralmente il pozzo in eruzione, permise di chiudere il foro sottomarino attraverso il quale il gas fuoriusciva.

Da quel lontano 1965 sono trascorsi diversi anni,  la parte più alta della struttura attualmente si trova a 10 metri sotto il livello del mare, ed il cratere formatosi sul fondo marino, di natura argillosa sabbiosa, raggiunge i 35 metri di profondità.

Il Paguro ha quindi avuto una metamorfosi progressiva, che ha visto una esplosione della flora e della fauna marina, tanto che oggi, questa barriera corallina artificiale è diventato meta di esplorazione subacquea.

Per salvaguardare, regolamentare le immersioni e la vita attorno alla Paguro, è stata istituita a Ravenna l’Associazione Paguro, e dal 21 luglio 1995 l’area del il relitto della piattaforma è stata dichiarata dal Ministero delle risorse agricole Zona di tutela biologica tramite il Decreto “Istituzione della zona di tutela biologica nell’ambito del compartimento marittimo di Ravenna”.

La zona di tutela biologica è ora diventata sito di interesse comunitario con delibera della regione Emilia-Romagna dell’8 febbraio 2010.

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